domenica 8 aprile 2018

Amici mai



L'anno scorso, di questi tempi insegnavo in 4 quinte e 2 seconde, in un circolo didattico ischitano. Con le docenti stavamo comunicando ai genitori le regole e i consigli per affrontare bene il viaggio di istruzione in Campania. Gita di più giorni, con alcune docenti e pochi genitori come accompagnatori. Durante la conversazione, pacata e sulla scia del buon senso, si espose la questione - che sembrava una cosa banale e scontata - di non lasciar portare il cellulare ai bambini. 

Fino  a quel momento era tutto un "sì, certo... è giusto" riferito alle varie richieste:

- non date troppi soldi, bastano pochi euro per i souvenir;
- non fate portare cose troppo costose: le perdono facilmente ed evitiamo confronti tra chi ha e chi no;
- vestiteli a cipolla: non sappiamo che clima troveremo;
- preparate un bagaglio comodo e leggero: lo porteranno loro e non sono previste sfilate di moda.

Alla richiesta di lasciare il cellulare a casa ci fu uno strano silenzio, un misto di preoccupazione e imbarazzo. Timidamente qualche genitore avanzò la propria perplessità sulla richiesta. Prontamente un'insegnante spiegò il perché di una scelta così drastica: alcuni lo hanno, altri no. Appurato che ce l'avevano tutti... un'altra insegnante sottolineò che non serviva a niente: c'erano altri genitori che potevano comunicare a tutti l'arrivo e la partenza, che mettevano a disposizione il proprio telefono per comunicazioni di emergenza, che arrivati in hotel avrebbero potuto chiamare la struttura...

Così altri genitori si unirono al dibattito suggerendo che serviva per fare le foto... e una collega immediatamente disse che potevano portarsi una macchina fotografica con il rullino o anche una di quelle digitali. Ma i genitori, quasi in coro, dissero che non era la stessa cosa... 

A quel punto, noi docenti ci guardammo tra di noi. Proprio trenta minuti prima avevamo concordato cosa dire e con quali motivazioni. Il nostro maggiore timore era controllare gli atti di bullismo, evitare la possibilità di eventi di cyberbullismo e credevamo che avremmo avuto contro pochi genitori, invece era la totalità che ci implorava di glissare questa ultima regola. 

Con un cenno di intesa chiedemmo alla tutor di esplicitare le motivazioni, con il risultato che alcuni riconobbero il problema, altri lo minimizzarono, altri ancora negarono la necessità di lasciare il cellulare a casa. Non ci potevo credere... le colleghe erano visibilmente in imbarazzo perché a tutte noi sembrava una norma di buon senso non dare in mano ad un bambino di 11 anni uno strumento costoso e troppo potente (foto, video, chat, whatsapp, facebook, youtube, youporn...) con il rischio di avere anche il wifi gratuito della struttura... ed io non capivo dove fosse il problema di dire questo no.

Così presi la parola e chiesi quale fosse il problema di lasciare il cellulare a casa per tre giorni. Di getto una madre mi risponde: "come glielo dico?!". La signora era sinceramente preoccupata, bhè, un po' come tutti gli altri perché annuivano... e così risposi.

"Lo so che non è piacevole deludere le aspettative dei propri figli, ma a volte il ruolo del genitore impone di prevenire pericoli imponendo delle regole precise. Non hanno la maturità per usare bene un dispositivo così potente, non hanno la maturità di capire quando lo scherzo si fa pesante. Sono piccoli, li chiamate ragazzi perché stanno crescendo, ma in realtà sono bambini, alti ma bambini, hanno al massimo 12 anni e sono sotto la vostra responsabilità... lo sapete come vivrebbero senza le vostre regole? Mangierebbero solo cioccolata, dormirebbero tre ore a notte, forse non verrebbero nemmeno a scuola! E con un cellulare in mano girebbero Pompei cercando Pokemon..."

La signora continuava a rimuginare la domanda di prima. Allora mi sono ricordata della domanda fondamentale che ogni genitore - educatore dovrebbe porsi (chi è l'adulto e chi è il bambino?) e le ho chiesto: "signora, l'ha firmata lei l'autorizzazione per mandare suo figlio in gita? Sappia che può minacciare di ritirarla fino all'ultimo giorno se suo figlio non segue quanto lei richiede. Gli metta davanti la scelta: vuoi stare a casa con il cellulare o in gita con i tuoi compagni? Prendere o lasciare. Non siete due amici che vi dovete mettere d'accordo, ma una madre e un figlio... e la cosa è molto diversa."

Alcuni genitori credono che facendo così eviteranno conflitti. Magari... i figli si comportano sempre di conseguenza. Avendole tutte vinte alzeranno l'asticella delle pretese, vorranno sempre di più,  sempre più presto possibile ignorando il tempo necessario per fare o ottenere qualcosa. E sarete entrambi infelici: il figlio penserà che quello che ha non è mai abbastanza, il genitore di non aver dato a sufficienza. Non si può essere amici dei figli. Almeno fino all'età adulta. Non è negare la modernità che vuole il dialogo e la comprensione. Si tratta di rispettare ruoli e responsabilità.

E non pensiate che i bravi genitori non sbaglino mai. I bravi genitori sono quelli che si pongono domande per fare al meglio ciò che devono fare: educare figli di cui un domani essere fieri. E se ai figli costerà qualche rinuncia... bhè, per crescere servirà anche quella.

***

Canzone del giorno: Amici mai di Antonello Venditti nella versione video con testo e gli accordi per la chitarra.

Foto tratta dal questo sito

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